Tajani: "Gli edifici pubblici valgono 1.800 miliardi. Si possono vendere per 300 quelli inutilizzati"

Tajani: “Gli edifici pubblici valgono 1.800 miliardi. Si possono vendere per 300 quelli inutilizzati”

In un’intervista al Sole 24 Ore, il vice premier Tajani tuona contro gli sprechi della P.A. e la farraginosità del sistema dei tributi nazionali e locali, sollecitando la cartolarizzazione degli edifici pubblici non utilizzati e l’accelerazione condivisa con l’Europa verso i target di decarbonizzazione, perseguibile con la creazione di un hub energetico nel Mezzogiorno e lo sviluppo del nucleare diffuso.

Il patrimonio immobiliare pubblico nazionale e locale vale oltre 1.800 miliardi di euro, ma deve essere riqualificato e utilizzato al meglio: quando non necessario, va valorizzato e non svenduto. Secondo il ministero dell’Economia e delle Finanze, il valore degli immobili “cedibili” dalla P.A. sfiora i 300 miliardi. Lo sostiene con forza il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che in un’intervista al quotidiano Il Sole 24 Ore tuona contro gli sprechi:  “Non è possibile avere immobili vuoti – afferma Tajani riferendosi alla Pubblica Amministrazione  – e pagare lauti affitti per altri edifici. Penso ad un Fondo di privatizzazione del patrimonio pubblico con procedure amministrative semplici, che possa cartolarizzare e vedere l’attiva partecipazione di Cassa Depositi e Prestiti”.

L’economia tiene malgrado la congiuntura difficile

La Commissione Europea stima una crescita modesta e lenta dell’economia italiana nel prossimo biennio: +0,7%, per il 2023 e +0,9% per il 2024. Il Governo è più ottimista, con +0,8% e addirittura +1,2% per gli stessi periodi. “Malgrado il contesto difficile – sottolinea il vice premier –  la nostra economia non va in recessione. Questo grazie al lavoro dell’Esecutivo sulla stabilità dei conti, confermato dal buon giudizio delle agenzie internazionali di rating”.

Lo Stato spende più di 1000 miliardi ogni anno, ma si può fare meglio

La spesa pubblica italiana supera i mille miliardi di euro ogni anno, pari al 52% del Pil. Non potendola aumentare, anche per non gravare le generazioni future di un fardello economico ancora più pesante in termini di debito pubblico, per Tajani bisogna migliorare la qualità della spesa, rendendola più efficiente e capace di generare crescita. Per farlo, occorre rivedere “il dedalo di incentivi, leggi e leggine che producono piccole spese, spesso inutili, ma che messe insieme fanno una grande spesa”.

Troppi micro-tributi inutili

Il 97% del gettito fiscale proviene da solo 16 degli oltre 100 tributi con cui cittadini e imprese devono confrontarsi quotidianamente a livello nazionale  e locale. “Troppi micro-tributi inutili generano solo infiniti adempimenti burocratici – ammonisce il ministro – e lo Stato deve fornire un’amministrazione efficiente, con regole semplici e non vessatorie”.

Strumenti europei flessibili per la transizione

La transizione verde e quella digitale, l’approvvigionamento energetico, l’immigrazione, i nuovi rischi pandemici e l’intensificarsi di fenomeni naturali che provocano disastri e tragedie sono sfide sempre più pressanti per l’agenda politica del Governo, del Parlamento, delle Regioni e dei Comuni. Sfide che – secondo Tajani – nessun Paese può affrontare da solo, ma solo d’intesa strategica comunitaria. Per il vice premier “servono strumenti europei e una flessibilità del nuovo Patto di Stabilità e Crescita, che ci consenta investimenti comuni senza oneri eccessivi o penalizzazioni”.

Hub energetico al Mezzogiorno e nucleare diffuso

L’intervista al Sole 24 Ore si chiude con un accenno alla visione del Governo di candidare il Mezzogiorno come hub energetico per l’Italia e per l’Europa. Un obiettivo raggiungibile puntando anche all’energia dell’atomo, rivista in un’ottica più moderna secondo lo schema di una Piattaforma nazionale per il nucleare sostenibile, al quale sta lavorando da tempo il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin.  Per Tajani, bisogna confermare il ruolo dell’Italia nel settore della ricerca, arrivando entro un decennio ai primi “small modular reactor”, che non sono centrali nucleari ma piccoli sistemi capaci di produrre fino a 500 megawatt di potenza elettrica. 

Gli edifici italiani sono diversi dal resto d’Europa

Sul fronte ambientale, il vice premier conferma che “il Governo intende raggiungere l’obiettivo del 55% delle emissioni di gas serra entro il 2030 e la neutralità climatica per il 2050, ma il percorso lo decidiamo noi, anche perché le caratteristiche degli edifici italiani sono ben diverse da quelle di altri Stati membri”. Avanti tutta, quindi, verso una meta condivisa con l’Europa, ma il timone rimane nelle mani degli italiani.
Marco Perugini