Comuni: spaccatura enorme tra nord e sud, con la formazione si può migliorare

Comuni: spaccatura enorme tra nord e sud, con la formazione si può migliorare

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Tra scarso turn-over, invecchiamento del personale, e mancanza di formazione, l’Italia, per quanto riguarda le amministrazioni comunali, procede a due velocità, con il nord che rappresenta l’esempio virtuoso da seguire e il sud, al contrario, l’anello debole

I Comuni in Italia rappresentano la componente della Pubblica Amministrazione (PA) più numerosa e diffusa in modo capillare sul territorio nazionale.

Secondo i dati dell’Istat, sono oltre 370mila le unità di personale che prestano servizio in 7.903 unità istituzionali.

Nella fotografia scattata dall’Istat, emerge una situazione piuttosto preoccupante in Italia, con una netta spaccatura tra nord e sud, a livello di efficienza e formazione.

Tagli al personale

Analizzando la situazione del personale,  dal 2011 al 2021, sono stati persi circa 80mila posti di lavoro (-20%), con delle tendenze accentuate nel Mezzogiorno (-24,3%) rispetto al Centro-nord (-17,8%).

Si è passati da una media nazionale di 50 addetti a 42, da 69 addetti ogni 10mila abitanti a 62, dall’89,2% del full-time a poco più dell’83%.

Le restrizioni sul turn-over e sull’accesso alla pensione hanno prodotto un invecchiamento del personale dei Comuni; nel 2021, solo l’1,9% ha meno di 30 anni e più di un quinto oltre 60 (15,8% nelle altre IP).

Un altro dato preoccupante che emerge dal rapporto dell’Istat riguarda la stabilità delle risorse umane; nel Mezzogiorno nel 2021, solo il 73% degli addetti è a tempo pieno (86,5% nel Nord; 91,2% nel Centro), e c’è un forte invecchiamento (31,1% ultrasessantenni) e bassi livelli di istruzione (il 24% ha titoli inferiori al diploma; 17% in Italia).

Scarsa formazione

Per migliorare il livello qualitativo dei servizi offerti dai comuni è necessario passare dalla formazione.

E, anche sotto questo punto di vista, in Italia la situazione non è delle più rosee. La formazione in servizio risulta debole nelle piccole realtà meno urbanizzate e nel Mezzogiorno.

Mentre ha una diffusione massima nel Nord Italia, dove la formazione continua degli adulti ha una tradizione consolidata.

Nel Mezzogiorno soltanto il 50% dei Comuni offre ridotte opportunità formative (nel 2021 0,5 giornate per addetto).

La scarsa digitalizzazione dei processi

Il Focus dell’Istat per la prima volta ha messo in risalto l’indicatore Funzionalità Organizzativa dei Comuni (IFO-Comuni), che fotografa le difficoltà, certificando una riduzione dei livelli qualitativi (da un valore medio di 100 del 2011 a 98,7 del 2021) e marcati differenziali territoriali (Nord 106; Centro 98,5; Mezzogiorno 72,9).

Emerge una bassa propensione all’innovazione organizzativa riguardo alla digitalizzazione (77% ha carenza di personale qualificato) e alla limitata diffusione del Bilancio sociale-ambientale.

Nel Mezzogiorno, circa la metà dei Comuni presenta una “bassa funzionalità” organizzativa (49,4%; 18,9% nel Centro; 11,4% nel Nord).

Nei Comuni con valori elevati di IFO migliora la soddisfazione e la fiducia dei cittadini.

Il quadro è molto positivo nel Settentrione, e, nello specifico, nelle tre principali regioni del Nord-est (Friuli-Venezia Giulia IFO 103,9, Veneto 102,2, Emilia-Romagna 103,4) e in Valle D’Aosta/Vallée d’Aoste (104,7). Al contrario, è particolarmente critico in Sicilia (83,3), Calabria (83,5) e Campania (91,2).

Come migliorare?

Sono tanti i fattori che determinano l’efficienza di un Comune.

Un tema chiave riguarda la performance organizzativa con particolare attenzione a fattori come la dotazione demografica, il grado di urbanizzazione e la collocazione geografica.

Partendo da queste criticità è possibile migliorare la situazione del livello qualitativo offerto solo puntando sulla formazione del personale, che deve essere svecchiato e in possesso di particolari skill.

Emiliano Ragoni