Svolta in Portogallo: si è alimentato esclusivamente con le rinnovabili per sei giorni di seguito

Svolta in Portogallo: si è alimentato esclusivamente con le rinnovabili per sei giorni di seguito

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Per ben sei giorni il Portogallo, Paese di 10 milioni di abitanti, ha soddisfatto il proprio fabbisogno energetico esclusivamente con energia eolica, idroelettrica e solare, dimostrando le enormi possibilità delle rinnovabili 

Il Portogallo, un Paese di 10 milioni di abitanti, dal 31 ottobre al 6 novembre, ha funzionato solo con energia eolica, solare e idroelettrica. Complessivamente, questo periodo dove il Portogallo si è auto-alimentato esclusivamente con le energie rinnovabili, si è protratto per 131 ore consecutive, circa 5 giorni, quasi triplicando il precedente record portoghese di 56 ore consecutive del 2021. Per 95 di queste ore consecutive, il Paese ha esportato elettricità pulita in Spagna, perché ne produceva più del necessario, il tutto sempre senza bruciare gas.

Portogallo, un esempio virtuoso

Il Portogallo ha iniziato il suo percorso di decarbonizzazione con l’energia idroelettrica, senza nucleare. Quindi, ha dovuto capire come ridurre l’uso di combustibili fossili massimizzando le nuove energie rinnovabili. Come ha fatto il Portogallo a realizzare questo obiettivo? Ha subito puntato alle energie rinnovabili, impegnandosi, già nel 2016, a rispettare la scadenza del 2050 per l’azzeramento delle emissioni di carbonio, diversi anni prima che l’Unione Europea trovasse la convinzione di compiere questo passo. In realtà la storia del Portogallo con le rinnovabili risali a metà degli anni ’70, quando, dopo il rovesciamento della dittatura autoritaria dell’Estado Novo, nel 1974, la neonata società statale Energias de Portugal costruì una serie di dighe idroelettriche sui fiumi “selvaggi” che scorrevano dalle montagne orientali alla costa occidentale. L’azienda ha realizzato i suoi primi progetti eolici onshore negli anni ’90, quando il solare non poteva competere economicamente.

Un approccio costruttivo

Le ultime centrali a carbone del Portogallo chiuderanno nel 2022, lasciando al gas fossile (importato) il ruolo di riserva per l’energia a richiesta. Hugo Costa, che supervisiona il Portogallo per EDP Renewables, il ramo delle rinnovabili dell’azienda di Stato, privatizzata nel 2012 ha dichiarato: “Le centrali a gas erano lì, in attesa di erogare energia, se fosse stata necessaria. Non è stato così, perché il vento soffiava forte e pioveva molto. E abbiamo prodotto un impatto positivo per i consumatori, perché i prezzi sono scesi drasticamente, quasi a zero”. Miguel Prado, che si occupa del settore energetico portoghese per il quotidiano Expresso, ha dichiaro: “La conclusione principale, a mio avviso, è che dimostra che la rete portoghese è preparata ad affrontare quote molto elevate di elettricità rinnovabile e le variazioni previste: siamo stati in grado di gestire sia il forte aumento della produzione idroelettrica ed eolica, sia il ritorno a una quota inferiore di rinnovabili, quando le centrali a gas naturale sono state richieste di nuovo per soddisfare parte della domanda del Paese”.

Le rinnovabili sono un punto di forza per il Portogallo

Stop alle fossili entro il 2040

Il compito della decarbonizzazione della rete portoghese è quello di ridurre e infine eliminare le ore in cui il Paese ha bisogno di bruciare gas per far funzionare il sistema elettrico nazionale. I leader portoghesi vogliono che la produzione di gas, che ha rappresentato il 21% del consumo di elettricità da gennaio a ottobre, finisca completamente entro il 2040. Per raggiungere i suoi obiettivi climatici, il Portogallo si è concentrato sulla diversificazione delle risorse rinnovabili; invece di dipendere principalmente dal vento, dall’acqua o dal sole, ha integrato ciascuna di esse nel suo portafoglio e ha trovato il modo di renderle più complementari. Le società elettriche del Paese sono alla ricerca di opportunità eoliche offshore, espandendo le installazioni solari e ripotenziando i vecchi progetti eolici onshore, in modo da ottenere di più dalle posizioni più strategiche.

La strada da percorrere 

Per raggiungere gli obiettivi climatici dell’Accordo di Parigi entro il 2050, le nazioni devono far funzionare le loro reti senza emissioni di carbonio non solo per tre o sei giorni, ma per tutto l’anno. Alcuni Paesi già lo fanno, grazie a generose dotazioni di energia idroelettrica, in gran parte sviluppate ben prima che la crisi climatica spingesse le decisioni di investimento per le centrali elettriche. Altri si assicurano un punteggio elevato per l’energia a zero emissioni di carbonio grazie a grandi parchi di centrali nucleari. Come stiamo vendendo dai negoziati della Cop28, tutt’ora in corso, la strada verso la neutralità carbonica è ancora molto lunga.

Emiliano Ragoni